RISE OF THE RONIN: L’AVVENTURA AMBIZIOSA DI TEAM NINJA
Nei panni di un samurai senza padrone, al centro dei feroci scontri nel Giappone dell’era Bakumatsu, abbiamo preso parte a quella che senza alcun dubbio è l’avventura più ambiziosa mai realizzata da Team Ninja. È da anni che il collettivo nipponico ci delizia con i suoi combat system stratificati, al centro di esperienze votate all’azione più viscerale, che finora non erano mai state collocate in un mondo tanto vasto o accompagnate da una narrazione così strutturata. Purtroppo, e ci duole dirlo, i risultati ottenuti dal team in questi ambiti non sono però riusciti a eguagliare la bontà del lavoro svolto nella realizzazione del sistema di combattimento, che invece, testimonia ancora una volta l’indiscutibile talento dello studio.
I TUMULTI DELL’EPOCA BAKUMATSU
Il primo tassello divergente nel mosaico produttivo di Rise of the Ronin è rappresentato dal suo comparto narrativo, costruito per accogliere gli utenti nell’abbraccio di un racconto più ampio e articolato rispetto ai passati standard di Team Ninja. D’altronde quella del ronin senza nome è un’epopea che attraversa per intero il periodo Bakumatsu, ricettacolo di un gran numero di eventi e figure con un ruolo di spicco nella modernizzazione del Giappone, avviata in un coacervo di grandi sommovimenti culturali e politici.
Tra salti temporali più o meno consistenti, la rotta tracciata dal collettivo giapponese porta i giocatori a ripercorrere molte delle tappe fondamentali degli ultimi anni dello shogunato, dalla firma del “Trattato di amicizia e commercio nippo-americano” fino alla guerra Boshin, conflitto spartiacque che condusse al rinnovamento Meiji e alla restaurazione del potere imperiale. Nel mezzo di quest’epoca di profondi sconvolgimenti, l’obiettivo principale del protagonista – almeno inizialmente – è quello di ricongiungersi con la sua “Lama gemella”, che al pari del personaggio principale può essere modellata liberamente grazie ad un editor decisamente ricco di opzioni.
STORIA E NARRAZIONE
La storia porta infatti il protagonista a prendere le parti, talvolta in maniera coatta, di diverse fazioni in aperta contrapposizione, tanto che in più di un’occasione risulta difficile fare un distinguo tra nemici e alleati, visto che il loro status può cambiare nel giro di un istante e senza grandi vincoli di coerenza. Il tentato assassinio di uno degli uomini dello shogun può dunque condurre ad una repentina – e forzosa – alleanza con la vittima designata, senza però precludere l’accesso a missioni per conto delle forze rivoluzionarie e quindi a battaglie con i nostri sodali del momento.
Un combat system affilato come una lama
Dopo aver passato non meno di 60 ore nel mondo di Rise of the Ronin, possiamo confermarvi senza tentennamenti che il sistema di combattimento rappresenta non solo il nucleo dell’esperienza modellata da Team Ninja, ma anche il suo principale punto di forza.
Furore e accessibilità
Tanto per cominciare, i tre livelli di difficoltà selezionabili all’inizio della campagna si prestano alle esigenze di utenti molti diversi fra loro, con divari piuttosto consistenti in termini di abilità e familiarità con le meccaniche forgiate da Team Ninja. Inutile dire che, scegliendo il grado di sfida più basso, i giocatori meno esperti si troveranno di fronte un’esperienza…