sabato, Ottobre 5, 2024

Pmi fragili senza difesa cibernetica: urgono piani d’azione comuni

AIPS: DIFESA CIBERNETICA NELLE PMI, LA SFIDA DELLE FIGURE PROFESSIONALI E DEGLI ADEMPIENTI BUROCRATICI

“Due pmi su tre oggi rinunciano a investire nel potenziamento degli strumenti di difesa contro le minacce cibernetiche a causa degli elevati costi delle figure professionali da un lato e dell’eccesso di adempimenti burocratici dall’altro. Col risultato di rendere più fragili intere filiere strategiche. Per invertire la rotta occorre organizzare un sistema di aiuto reciproco”.

Così Alessandro Manfredini, presidente di Aipsa, l’associazione che raccoglie oltre 800 Security manager delle principali aziende pubbliche e private del Paese, in merito ai livelli di Sicurezza cibernetica del sistema manifatturiero e produttivo nazionale.

PIÙ COLLABORAZIONE PUBBLICO-PRIVATO

“L’incremento dei livelli di sicurezza cibernetica del sistema produttivo nazionale passa attraverso un rafforzamento della collaborazione pubblico-privata – puntualizza Manfredini –. Da un lato è necessario che lo Stato incentivi, attraverso sgravi contributivi strutturali, gli investimenti in sistemi, prodotti e progetti di cybersecurity. Dall’altro è auspicabile che le realtà maggiormente esposte, ovvero le piccole e medie imprese, facciano rete tra loro per sviluppare piani di sicurezza comuni contro i criminali cibernetici. In caso contrario, come ha recentemente sottolineato il direttore dell’Agenzia Nazionale per la Cybersecurity, Bruno Frattasi, sono destinate ad essere espulse dal mercato”.

MOMENTI FORMATIVI, RETI TEMPORANEE D’IMPRESA E CONSORTI

“Come Aipsa – conclude il presidente – siamo pronti a mettere a disposizione delle pmi il nostro know-how, organizzando momenti formativi destinati al management di queste realtà che, nel contempo, devono costituire reti temporanee d’impresa o consorzi per poter fare economie di scala, trasformando in sostenibili quegli investimenti in cybersecurity che ora sembrano troppo onerosi. È impensabile che tutte le aziende possano permettersi un security manager, ma è possibile sviluppare piani trasversali e modelli di organizzazione applicabili a realtà simili. L’importante è che il pubblico sostenga questa transizione con investimenti mirati, interventi di decontribuzione e un progetto di coinvolgimento delle associazioni professionali del settore.

CONCLUSIONE

In conclusione, la sfida della difesa cibernetica nelle PMI richiede un cambio di prospettiva, una maggiore collaborazione tra settore pubblico e privato e un sistema di supporto reciproco. Solo attraverso un impegno comune sarà possibile garantire un livello adeguato di sicurezza cibernetica nel sistema produttivo nazionale. Soltanto un’azione concertata potrà garantire la sopravvivenza delle aziende e la protezione delle filiere strategiche dalle minacce cibernetiche in continua evoluzione.

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