L’INTEROPERABILITÀ DELLE App DI Messaggistica GATEKEEPER ALLA LUCE DEL DIGITAL MARKETS ACT EUROPEO: OBLIGHI E RISCHI PER LE APP MINORI
A settembre del 2023 la Commissione Europea ha designato i “gatekeeper” del mercato digitale, cioè quelle aziende che, secondo i parametri stabiliti dal DMA, hanno un numero di utenti e un fatturato tali da poter orientare il mercato digitale a loro favore, a discapito delle realtà commerciali più piccole e dei consumatori finali.
Per quanto riguarda Meta, e in particolare per i servizi di comunicazione interpersonale indipendente dal numero, WhatsApp E Messenger SONO STATE INDICATE PIATTAFORME GATEKEEPER, e quindi devono adottare certi obblighi e misure affinché la loro attività non danneggi la concorrenza di realtà più piccole.
INTEROPERABILITÀ
In seno al DMA, le app di messaggistica gatekeeper hanno un obbligo fondamentale, quello di GARANTIRE L’INTEROPERABILITÀ DELLE FUNZIONALITÀ DI BASE DELLA LORO PIATTAFORMA CON APP DI MESSAGGISTICA PIÙ PICCOLE (O COMUNQUE NON GATEKEEPER) in modo che, per esempio, un utente che usa Telegram (che non è un gatekeeper, secondo la Commissione) possa chattare con un utente che utilizza WhatsApp.
Un dettaglio importante del regolamento è che I SERVIZI DI MESSAGGISTICA PIÙ PICCOLI NON SONO OBBLIGATI A SFRUTTARE L’INTEROPERABILITÀ OFFERTA DALLE AZIENDE GATEKEEPER, il che significa che sono liberi di scegliere se beneficiare di tale obbligo di interoperabilità (che ricade sul gatekeeper) o se mantenere il proprio servizio separato da quest’ultimo.
Le disposizioni della DMA sull’obbligo di interoperabilità garantiscono però che i livelli di integrità, Sicurezza e crittografia del servizio offerti dal gatekeeper non siano ridotti. QUINDI WHATSAPP, PUR APERTE L’INGRESSO AD ALTRE PIATTAFORME, DEVE RESTARE UN’APP SICURA.
E poiché tocca al gatekeeper garantire la sicurezza dell’interoperabilità, WhatsApp deve pubblicare un’OFFERTA DI RIFERIMENTO CHE STABILISCE I DETTAGLI TECNICI E LE CONDIZIONI GENERALI DI INTEROPERABILITÀ CON I SUOI SERVIZI, compresi i dettagli necessari sul livello di sicurezza e di crittografia end-to-end.
Le interfacce tecniche o soluzioni analoghe che facilitano l’interoperabilità devono essere offerte dal gatekeeper a titolo gratuito. QUINDI, WHATSAPP NON PUÒ RICHIAMARE PAGAMENTI O “COMMISSIONI DI INTEROPERABILITÀ”.
L’APP GATEKEEPER CONDUCE COMUNQUE LE DANZE
L’ingegnere Brouwer ha detto che WhatsApp ha lavorato al suo piano di interoperabilità per più di un anno e che LE AZIENDE DI MESSAGGISTICA CHE VORRANNO INTEROPERARE CON WHATSAPP O MESSENGER DOVRANNO FIRMARE UN ACCORDO CON L’AZIENDA E SEGUIRNE I TERMINI. I dettagli completi di questo piano piano saranno pubblicati a marzo.
Anche se il DMA è già in vigore per certe parti riguardanti la preparazione all’applicazione delle sue norme da parte dei gatekeeper, LA LEGGE SARÀ PIENAMENTE EFFETTIVA A PARTIRE DAL 7 MARZO.
Dal momento della richiesta di interoperabilità da parte di un’app di messaggistica più piccola, WHATSAPP E MESSENGER HANNO PERÒ TEMPO TRE MESI PER CONFORMARSI.
IN ULTIMA ANALISI
Come visto in precedenza snocciolando diritti e doveri dei gatekeeper, CONFORMARSI A UNA RICHIESTA DI INTEROPERABILITÀ DA PARTE DI UN’APP PIÙ PICCOLA NON VUOLE DIRE CHE IL GATEKEEPER DEBBA PIEGARSI A QUALSIASI RICHIESTA, perché è il gatekeeper a fornire i dettagli tecnici per l’interoperabilità e in più deve assicurarsi che l’”ingresso” di un’app di terze parti non metta a rischio la privacy degli utenti.
Per quanto il DMA miri a proteggere la privacy degli utenti, LE APP PIÙ PICCOLE DOVRANNO FIDARSI DEI PROTOCOLLI FORNITI DA META, non tanto quello di Signal, ma di tutta la parte di elaborazione dei dati potenzialmente nascosta, sebbene WhatsApp, anche per rispettare il GDPR, abbia un’informativa sulla privacy già ben strutturata.
Quindi, il lavoro richiesto alle piccole app di messaggistica per conformarsi alla guida di WhatsApp sull’interoperabilità – pur rispettosa di tutti gli obblighi e le garanzie del DMA – potrebbe essere troppo “oneroso” per ottenere, in fin dei conti, un vantaggio minimo.