venerdì, Novembre 15, 2024

Lo schianto di DART contro Dimorphos: effetti e nuove scoperte

LO SCHIANTO DI DART CONTRO IL SATELLITE DIMORPHOS

Il 26 settembre 2022, la missione Double Asteroid Redirection Test (DART) della NASA ha colpito con successo Dimorphos, il satellite naturale dell’asteroide binario vicino alla Terra Didymos.

DART è una missione che rientra nella categoria “difesa planetaria” volta a dimostrare la fattibilità dell’utilizzo del metodo di impatto cinetico per modificare la traiettoria di un asteroide. L’impatto ha avuto più successo del previsto, determinando una riduzione del periodo orbitale di Dimorphos attorno a Didymos di circa 33 minuti su 11 ore e 55 minuti. La soglia minima di successo stabilita per la missione era di 73 secondi.

NUOVE Immagini DELL’IMPATTO

Lo strumento LICIACube Unit Key Explorer (LUKE), a Edge del cubesat LICIACube dell’Agenzia Spaziale Italiana, ha catturato immagini del sistema tra 29 e 320 secondi dopo l’impatto, individuando flussi filamentosi di materiale espulso che si espandono per diversi chilometri dal luogo dell’impatto.

Inoltre, l’aumento di luminosità del sistema Didymos, dovuto all’illuminazione solare dei materiali espulsi rilasciati dall’impatto, è stato osservato da telescopi terrestri e spaziali per molte settimane dopo la collisione.

NUOVI STUDI SUI DATI E LE IMMAGINI

Le simulazioni numeriche dell’impatto forniscono un mezzo per trovare le proprietà del materiale superficiale e la struttura del bersaglio. Uno studio pubblicato su Nature Astronomy ipotizza che Dimorphos possa essere un mucchio di macerie formatosi attraverso la perdita e il riaccumulo di massa rotazionale da Didymos.

Il comportamento del materiale espulso dopo l’impatto suggerisce che la superficie dell’asteroide abbia una densità abbastanza bassa, circa 2.400 kg/m3, e che sia quindi una superficie molto porosa con bassa forza coesiva. I risultati delle simulazioni indicano che l’impatto di DART ha causato una deformazione globale dell’asteroide.

FUTURI SVILUPPI CON LA MISSIONE HERA

Il risultato di questa deformazione potremo vederlo grazie alla missione HERA dell’ESA, che alla fine del 2026 potrebbe trovare un asteroide rimodellato al posto di un cratere ben definito come ci si potrebbe aspettare. L’impatto della navicella non avrebbe scavato infatti un normale cratere ma qualcosa che assomiglia più ad un’ammaccatura nella zona dello schianto.

Dimorphos non è quindi una roccia solida ma è più simile a “un mucchio di sabbia”, come ha detto Sabina Raducan, scienziata planetaria dell’Università di Berna in Svizzera. Si tratta di un asteroide a bassa densità tenuto insieme a malapena dalla sua stessa gravità.

CONCLUSIONI

DART ha dimostrato che una piccola navicella spaziale può deviare un asteroide, ma lo studio indica che il risultato che ci si aspetta può variare in funzione della composizione e morfologia del bersaglio stesso. Anche altre Missioni Spaziali hanno visitato asteroidi di dimensioni simili scoprendo che la superficie mancava di coesione.

Reducan ha dichiarato: “Abbiamo bisogno di più missioni spaziali sugli asteroidi. Solo perché abbiamo colpito un asteroide, non significa che tutti si comporteranno allo stesso modo.”

Sarà interessante osservare i futuri sviluppi e scoperte derivanti dall’impatto di DART contro il satellite Dimorphos e il suo impatto sui nostri studi sulla difesa planetaria.

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