**LA VENDITA DELLA RETE TIM A KKR: UNA SCELTA STRATEGICA**
Come avevamo largamente anticipato in passato analizzando tutti i dettagli dell’accordo TIM KKR, l’azienda guidata da Pietro Labriola ha confermato il 1° luglio 2024 – con una nota ufficiale – la vendita della sua rete. La rete TIM diventa quindi parte integrante degli asset di KKR (Kohlberg Kravis Roberts & Co. L.P.), fondo di investimenti statunitense.
L’intesa tra le due aziende prevede il trasferimento di NetCo, società del gruppo Telecom Italia che si occupa della gestione della rete fissa e che ha un controllo diretto sulla gestione dei cavi sottomarini Sparkle, all’interno di FiberCop (azienda a sua volta controllata al 58% da TIM). KKR, tramite la controllata Optics BidCo andrà ad acquisire l’intero capitale di FiberCop.
A seguito del trasferimento degli asset verso KKR-Optics BidCo, i rapporti tra TIM e NetCo saranno regolate attraverso un Master Service Agreement (MSA) della durata di 15 anni, rinnovabile per ulteriori 15 anni. I servizi saranno resi a prezzi di mercato e senza impegni minimi di acquisto.
**SENZA LA RETE TIM, AZIENDA PIÙ COMPETITIVA SECONDO IL NUMERO UNO LABRIOLA**
Nel comunicato diramato da TIM, l’amministratore delegato Labriola sostiene che la società saprà essere più efficace sia sul mercato consumer che enterprise. L’operazione di vendita è il culmine del lavoro di due anni e mezzo. Oltre a TIM, i protagonisti sono ovviamente KKR ma anche il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), che ha seguito da vicino tutte le vicissitudini.
“Raggiungiamo un traguardo che è anche un nuovo punto di partenza: lo abbiamo fatto centrando tutti gli obiettivi che avevamo annunciato e rispettando tutte le tempistiche promesse. Intendiamo continuare su questa strada per far crescere la fiducia dei dipendenti, dei clienti e degli azionisti“, ha commentato Labriola.
L’organico totale di TIM scende da 37.065 a 17.281 persone. Ciò significa che buona parte del personale cambierà formalmente, a questo punto, datore di lavoro. La “nuova FiberCop” nasce con 4 miliardi di ricavi, circa 2 miliardi di margine operativo e oltre 20 mila dipendenti. Ci sono diversi miliardi di debiti, parte dei quali “scaricati” su TIM, ma l’azienda di Labriola vuole a questo punto puntare sui servizi e, forse, in futuro tornare a parlare di acquisizioni maggiormente in linea con quello che d’ora in avanti sarà il suo core business.
La nota firmata TIM anticipa che maggiori dettagli sulla chiusura dell’accordo saranno condivisi pubblicamente il prossimo 1° agosto.
**COSA CAMBIA CON LA CESSIONE DELLA RETE TIM, CHE NON È TOTALE**
Dopo la cessione della rete fissa di TIM a KKR, attraverso la società NetCo, l’azienda guidata da Labriola incasserà la quota di vendita che sarà utilizzata per appianare in parte il debito societario. Non avendo più controllo sulla rete, TIM sarà di fatto un operatore di servizi, alla stregua di tanti concorrenti.
KKR, dal canto suo, diviene comproprietaria delle infrastrutture di rete fissa e sottomarina ex Gruppo Telecom Italia. Ciò significa che il fondo d’investimento statunitense controllerà asset strategici per le telecomunicazioni italiane. Insieme con il MEF che avrà il 20% delle quote e F2i (Fondi Italiani per le Infrastrutture, società di gestione del risparmio italiana) che si aggiunge con il 10%.
TIM manterrà comunque per sé (avendo estrapolato le risorse dall’accordo) la dorsale, 16 data center e la rete mobile.
A valle di tutto questo, TIM giocherà certamente da player più libero, scrollatosi di dosso l’oneroso fardello della rete. E in tanti sono già pronti a preconizzare accordi importanti con altri operatori, in alcuni casi proprietari e gestori di una loro rete. Fino a qualche anno fa sarebbe stata fantascienza, a dir poco.
Con la cessione di Netco-Fibercop, TIM passa in altre mani anche la sua storica sede romana di Corso D’Italia 41. Lì si insedierà l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Anche questa, a suo modo, una novità davvero epocale.