IL BILANCIO DELLA PRIMA GIORNATA DI ANTIPIRATERIA NON E’ POSITIVO
Nonostante i proclami di Agcom, il bilancio della prima giornata di campionato con la piattaforma antipirateria attiva non è troppo positivo.
LA SODDISFAZIONE DI MASSIMILIANO CAPITANIO
Massimiliano Capitanio, il commissario Agcom che ha voluto a tutti i costi una piattaforma automatizzata per provare, dopo tanti anni, a fare qualcosa di concreto nella lotta ad una piaga che comporta un danno economico enorme ai detentori dei diritti, ha espresso la sua soddisfazione per il lavoro della piattaforma.
“Abbattuti in diretta, per la prima volta in Italia e in Europa, siti pirata in meno di 30 minuti. Grazie ad una vastissima alleanza tra istituzioni e privati, oggi l’Italia segna un goal contro la criminalità destinato a rimanere nella storia. In questi minuti sono in corso le prime ingiunzioni dinamiche da parte di Agcom nei confronti degli Isp accreditati sulla piattaforma Piracy Shield per oscurare i siti criminali che stanno trasmettendo Lecce Fiorentina senza averne titolo. Un crimine che ruba all’Italia 1,9 miliardi all’anno e toglie ai nostri giovani 10.000 posti di lavoro, oltre a dissanguare le società sportive. Ho voluto personalmente cercare uno dei tanti siti illegali di Streaming ed ecco cosa ho trovato: una schermata meravigliosa.” scrive Capitanio su Internet.
IL BILANCIO REALE
La realtà è diversa però: per tutto il weekend è bastato cercare “calcio streaming” su Google per trovare, subito nella prima pagina dei risultati di ricerca, decine di link funzionanti che hanno permesso a chi non ha voluto pagare di vedere ugualmente la partita.
Insomma, nonostante la piattaforma fosse attiva, erano decine e decine i siti che proponevano in chiaro gli streaming senza neppure chiedere all’utente un euro.
COSA HA FATTO LA PIATTAFORMA NEL WEEKEND?
Agcom ha messo a disposizione, un po’ nascosta, una pagina nella quale vengono pubblicati in chiaro i blocchi eseguiti ma al momento questa pagina resta vuota.
In un sistema machine to machine come quello messo a punto da Agcom ci saremmo aspettati un popolamento automatico della pagina allo scadere dei 30 minuti dati ai provider per effettuare il blocco, ma evidentemente si è scelto un approccio più prudente e il motivo è semplice: se non tutti applicano i blocchi la lista dei domini bloccati sul sito Agcom diventerebbe il più grande motore di ricerca per siti di streaming.
I blocchi, lo abbiamo visto nel weekend, non li hanno applicati tutti: molti siti per i quali è stato richiesto il blocco sono tutt’ora visibili tramite alcuni DNS pubblici e tramite alcuni provider che ancora non si sono attrezzati. Insomma, la rete esiste ma le maglie sono larghe.
UN AVVIO MOLTO TIMIDO CON DIVERSI PROBLEMI DA RISOLVERE
Un operatore ci ha fatto sapere che al momento sulla piattaforma sono stati caricati circa un centinaio di ticket, alcuni dei quali anche doppi per un problema di Programmazione della piattaforma stessa (ma non erano stati fatti test?).
Di questi, tuttavia, quasi tutti sono domini e solo una manciata sono indirizzi IP, segno che anche chi ha creato i ticket e ha fatto il monitoraggio della rete ha usato un approccio molto prudente. Non sappiamo se sia stata data una indicazione chiara in questo senso, ma l’impressione è che siano stati effettuati pochi blocchi IP per evitare di prendersi rischi: bloccare l’IP sbagliato, magari di una CDN, potrebbe voler dire bloccare centinaia di siti innocenti per i quali non esisterebbe, al momento, una procedura di sblocco rapido. Se fosse successo nel giorno del debutto sarebbe stato un vero disastro d’immagine.
A CIASCUNO IL SUO LAVORO
Insomma, un avvio molto timido con diversi problemi da risolvere: oltre a quelli tecnici, ovvero i ticket doppi, serve una accelerazione da parte di Agcom per stringere le maglie della rete. I provider italiani hanno fatto il loro, soprattutto i piccoli provider che davanti al rischio di multe salatissime hanno impegnato risorse per le quali ancora non sono stati rimborsati, tuttavia per i grossi player internazionali la piattaforma di Agcom non esiste. Google, ad esempio, non applica il filtro sui suoi DNS ma soprattutto, al contrario di quanto aveva scritto, si disinteressa al momento dei risultati della ricerca. Come lei tanti altri.
Google aveva comunicato ad Agcom di aver messo a punto una procedura per rimuovere all’istante dai Motori di ricerca i siti che rimandano agli stream che vengono segnalati e soprattutto a cancellare le pubblicità che rimandano a servizi di IPTV o simili, ma qualcuno sembra essersi dimenticato della cosa: se ieri sera durante Inter Juve è bastata una semplice ricerca su Google per vedere la partita illegalmente, o la procedura di Google non funziona o i detentori dei diritti non hanno segnalato questi siti.
Insomma, puoi avere anche la piattaforma più moderna e automatizzata del mondo, ma se le partite le cerchi con Google la piattaforma serve davvero poco.