LA Scienza DI HARRY POTTER: QUANDO LA MAGIA INCONTRA LA REALTÀ
A parte giovani e giovanissimi, che sono legittimati anagraficamente, chi di noi adulti – leggendo un libro di J. K. Rowling o vedendo una riduzione cinematografica – non ha avuto inconfessabili sogni infantili? (E sta arrivando anche la Serie TV).
Al di là di questi legittimi sogni a occhi aperti, ci sarà anche qualcuno che, più realisticamente, si sarà domandato quanto sia possibile trasportare del mondo di Hogwarts qui dai babbani. Cioè: c’è un barlume di scientificità dietro le Firebolt volanti, le pozioni Polisucco e gli incantesimi Stupeficium?
Tra il serio e il faceto, si sono addentrati nella questione Mark Brak e Jon Chase, che hanno scritto La scienza di Harry Potter. Il libro, uscito in Italia per Apogeo nella traduzione di Riccardo Ferrigato (novembre 2024), ha per sottotitolo Cosa c’è dietro le bacchette magiche, le scope volanti, le pozioni e il Quidditch?
GLI AUTORI
Autori de La scienza di Harry Potter sono Mark Brak e Jon Chase.
Brak è un affermato divulgatore scientifico e membro fondatore dell’Astrobiology Institute Science Communication Group della NASA. Autore di oltre una dozzina di volumi, è anche impegnato in tournée in Europa con alcuni spettacoli scientifici per il grande pubblico.
Chase è un divulgatore scientifico freelance con una laurea in ingegneria aerospaziale e un master in comunicazione scientifica. Collabora con la BBC e la Royal Society. Nel 2008 ha prodotto un Video rap scientifico per cui il Guardian lo ha definito come “la prossima grande novità” nel campo dell’istruzione scientifica.
LA SCIENZA DI HARRY POTTER
Il libro, dicevamo, cerca di istituire un ponte tra la magia dell’universo di Hogwarts e la scienza umana. Non tanto chiedendosi cosa c’è di scientifico negli incantesimi di maghi e maghetti (poco o nulla, evidentemente), quanto cercando similitudini tra le stupefacenti virtù di Potter e compagni (o nemici) e gli approdi della scienza e della tecnica. La scienza di Harry Potter lo fa con esempi a volte suggestivi e a volte forse un po’ gratuiti.
Il volume divide in quattro sezioni: Filosofia magica; Tecniche e accessori; Erbologia, zoologia e pozioni; Miscellanea magica. Vediamole in sintesi.
FILOSOFIA MAGICA
Nella prima parte de La scienza di Harry Potter gli autori ci ricordano, ad esempio, che la ricerca della pietra filosofale è stata l’ossessione di tutti gli alchimisti, ed è apparsa per la prima volta in un testo filosofico del IV secolo d.C.
Oppure che il GiraTempo di Hermione è la sintesi di tanta letteratura e Cinema (ma anche di tanti sogni di noi umani) sulla possibilità di viaggiare su e giù per il tempo. Anche se, come leggiamo a p. 32, uno spietato ragionamento del grande fisico Stephen Hawking potrebbe avere già chiuso la questione: “Se il viaggio nel tempo è davvero possibile, allora dove sono i turisti del tempo futuro? Perché non vengono a trovarci, svelandoci le gioie del viaggio nel tempo?”
TECNICHE E ACCESSORI
La seconda parte de La scienza di Harry Potter ci spiega fra l’altro che l’incantesimo Wingardium Leviosa, in grado di far lievitare oggetti o esseri animati, è quasi tra noi. Esistono infatti la levitazione aerodinamica, quella acustica e quella diamagnetica.
E se parliamo di auto volanti, come non pensare ai Droni, o ancor meglio ai taxi droni, che nel futuro prossimo potrebbero spostarci all’interno delle nostre città?
ERBOLOGIA, ZOOLOGIA E POZIONI
Senza arrivare ai prodigi visti ad Hogwarts, anche noi babbani abbiamo il nostro bell’elenco di piante carnivore o di pozioni create da piante dalle particolari virtù. Cos’altro sono i fitofarmaci?
Ma il capitolo più (tristemente) interessante della sezione riguarda le versioni babbane del Veritaserum, la pozione che induce a dire la verità. E che nel corso dei secoli, inutile specificarlo, sono spesso state usate in modo più o meno lecito durante gli interrogatori.
MISCELLANEA MAGICA
L’ultima e più composita parte ospita alcune affascinanti considerazioni. Come quella sul teletrasporto: noi babbani potremmo non essere così distanti dal giovarcene, come reputa il professor Michio Kaku della City University di New York, che scommette sulla sua attuabilità entro la fine del secolo. E nei prossimi dieci anni, sostiene Kaku, teletrasporteremo la prima molecola.
E se non fossimo nemmeno troppo lontani da un nostro mantello dell’invisibilità? In tal caso dovremmo ringraziare i metamateriali, ossia materiali creati artificialmente con proprietà inesistenti in natura, come la rifrazione negativa.
In conclusione, La scienza di Harry Potter ci invita a riflettere su quanto la realtà possa essere influenzata dalla fantasia e su come la scienza possa spesso avvicinarsi ai confini della magia. Un viaggio affascinante tra i mondi di Hogwarts e della ricerca scientifica che ci spinge a guardare il mondo con occhi nuovi e pieni di meraviglia.