giovedì, Settembre 19, 2024

La Corte Europea: inserire backdoor nelle app viola i diritti umani

SENTENZA STORICA DELLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO: INDERE BACKDOOR NELLE App VIOLA I DIRITTI UMANI

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha emesso una sentenza che potrebbe avere un impatto significativo sulla proposta della Commissione Europea di introdurre backdoor nei sistemi di Messaggistica e Posta Elettronica. La Corte ha stabilito, infatti, che indebolire la crittografia end-to-end rappresenta una minaccia sproporzionata ai diritti umani, in particolare al diritto alla privacy e alla Sicurezza delle comunicazioni.

IL CASO DI Telegram E LA RICHIESTA DELL’FSB

Il caso è nato da una richiesta del servizio di intelligence russo, l’FSB, a Telegram di condividere i messaggi criptati degli utenti per contrastare le attività correlate al terrorismo nel 2017. Telegram si è opposta all’ordine, sostenendo che decifrare i messaggi di alcuni utenti avrebbe compromesso la sicurezza di tutti.

La posizione di Telegram, fra le altre cose, poggiava sull’assunto che le backdoor possono aiutare a scovare i criminali che usano le chat per organizzare i reati; ma una backdoor resta aperta anche per tutte le altre persone: una posizione che la corte ha ritenuto valida.

LA SENTENZA DELLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO

Nella sentenza, si legge che “sembra che per consentire la decrittazione delle comunicazioni protette dalla crittografia end-to-end, come le comunicazioni attraverso le ‘chat segrete’ di Telegram, sarebbe necessario indebolire la crittografia per tutti gli utenti. Queste misure presumibilmente non possono essere limitate a individui specifici e colpirebbero tutti indiscriminatamente, compresi gli individui che non rappresentano una minaccia per un legittimo interesse del governo”.

Da parte sua, l’FSB ha difeso la propria richiesta aggiungendo che le accuse di Telegram non avevano fondamento e che ciò non avrebbe significato che l’intero staff avrebbe avuto accesso alle comunicazione protette.

LA DECISIONE DELLA CORTE E IL RUOLO DELLA CRITTOGRAFIA END-TO-END

Per la corte, però, “indebolire la crittografia creando backdoor renderebbe tecnicamente possibile la sorveglianza sistematica, generale e indiscriminata delle comunicazioni elettroniche personali”.

La CEDU ha quindi dato ragione a Telegram, affermando che la crittografia end-to-end è un pilastro fondamentale della privacy e della sicurezza online e che indebolirla per facilitare le indagini delle forze dell’ordine non è giustificabile in una società democratica.

CONCLUSIONE

Questa sentenza storica della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo potrebbe avere un impatto significativo sulle proposte di introduzione di backdoor nei sistemi di messaggistica e posta elettronica, non solo in Europa ma anche a livello globale. La decisione rappresenta un riconoscimento del valore della crittografia end-to-end e mette in luce l’importanza della protezione della privacy e della sicurezza delle comunicazioni online. Adesso, sarà interessante osservare come questa sentenza influenzerà le decisioni delle autorità e delle aziende nel campo della Tecnologia e della sicurezza informatica.

Questo caso solleva anche importanti questioni etiche e politiche riguardo al bilanciamento tra sicurezza pubblica e diritti individuali, e potrebbe spingere le istituzioni e le aziende a valutare con maggiore attenzione le implicazioni delle proprie politiche e proposte in materia di crittografia e sicurezza informatica.

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