FENOMENO IN AUMENTO: LE FAKE NEWS NEGLI ULTIMI TEMPI
Ultimamente impazzano sui social diverse fake news che, in una forma magari un po’ differente, avevamo già sentito tempo fa.
Negli ultimi giorni è rispuntata un’altra bufala che, se non ha la longevità e i galloni delle due appena citate, ha già avuto più di un suo momento di gloria. Vediamo di cosa si tratta.
LE DIPENDENTI ASL CHE MISURANO LE POLVERI SOTTILI
Stanno circolando sui social alcuni messaggi allarmanti (e i solerti colleghi di Open, in un articolo sull’argomento, ne hanno intercettato e citato uno).
Il testo è più o meno sempre il seguente: “Stanno girando per appartamenti con la scusa di misurare le polveri sottili… Non aprite sono armate. Sono due donne con tesserino dell’ASL. Condividete copia e incolla massima diffusione.”
Come se non bastasse, nel messaggio è inclusa un’immagine all’apparenza inequivocabile. Si tratta di un tesserino della ASL di Brescia dove si vede nitidamente la fotografia di un’impiegata, di cui si possono leggere le generalità.
Quindi significa che gli abitanti del bresciano devono fare attenzione a non aprire la porta di casa a due potenziali serial killer travestite da dipendenti dell’ASL locale?
LA BUFALA DELLE DIPENDENTI ASL E DELLE POLVERI SOTTILI
Non esattamente. Basterebbe un semplice ragionamento: perché il nome, il cognome, le fattezze e altri dati delle presunte malintenzionate sono di dominio pubblico sui social? Perché le due tizie si aggirano liberamente saltando di casa in casa (armate) e le forze dell’ordine non intervengono? E perché la stampa non ne parla?
Semplice: perché la storia delle dipendenti ASL che con la scusa di misurare le polveri sottili entrano in casa (a non si capisce bene fare che cosa) è un’invenzione. Che nel corso degli anni, come vedremo, ha cambiato alcuni dettagli ma non la sostanza. È curioso sia scoprire come è nata la fake news, sia perché si sia ripresentata proprio in questi giorni.
L’ORIGINE DELLA BUFALA
La bufala delle polveri sottili ha origine nel 2017, quando era stata sbugiardata da Butac.
La città in questione era allora Pomezia e non Brescia, e per una precisa ragione: il 5 maggio 2017 era divampato un incendio in un impianto di stoccaggio di rifiuti proprio a Pomezia. E qualche sciacallo ha pensato bene di aggiungere ulteriore panico alla popolazione locale, facendo in modo che si propagasse una menzogna bell’e buona.
Il messaggio allora circolato era pressoché identico a quello attuale. E già nel 2017 la frottola si era presto diffusa in buona parte della penisola.
Se a distanza di sette anni la pseudonotizia delle impiegate ASL è di nuovo tra noi, è perché di recente è stato pubblicato un report di Legambiente sulla qualità dell’aria e le polveri sottili. E proprio Brescia è risultata fra le città più inquinate d’Italia.
Tuttavia il passaggio da Pomezia a Brescia era avvenuto già nel 2018, quando nei messaggi condivisi sulle piattaforme social era apparso il tesserino dell’ASL (non sappiamo se autentico o meno) di una dipendente.
E la stessa ASL (oggi Ats) si era affrettata a smentire, spiegando che l’azienda non invia alcun funzionario addetto alla verifica porta a porta delle polveri sottili. E aggiungendo che “si riserva di tutelare la propria immagine nelle sedi competenti. Si invitano i cittadini a non incentivare la diffusione di tale falsa notizia”.
LA BUFALA CICLICA
Abbiamo dunque scoperto il funzionamento delle fake news cicliche.
Una volta che una o più falsa notizia su un determinato argomento è stata confezionata, dopo la sua prima circolazione rimane dormiente. In attesa che in qualche modo l’argomento torni di attualità. L’importante è che sia passato un tempo sufficiente a far sì che molti di noi, presi nel bombardamento quotidiano di Notizie (autentiche o meno), abbiano dimenticato quella specifica fake news.
Mica male, per i complottisti più o meno malevoli: non devono nemmeno sforzarsi di inventare di sana pianta una nuova bugia.