**LE TRANSIZIONI DIGITAL & GREEN**
Per realizzare le transizioni digital & green l’Europa avrà bisogno di investimenti importanti, quantificabili in 500 miliardi l’anno. Un impegno che servirà al Vecchio Continente anche per recuperare il gap che sta accumulando nei confronti dei propri principali competitor, e in particolare degli Stati Uniti, che marciano a una velocità più sostenuta. Ma per centrare l’obiettivo non basteranno gli investimenti che potranno essere stanziati dai singoli stati nazionali: ci sarà piuttosto bisogno di una mobilitazione che riguardi gli investimenti privati e l’Europa, ad esempio lanciando un fondo per la competitività in cui la Banca Europea degli Investimenti potrà giocare un ruolo essenziale.
**IL DIVARIO COMPETITIVO CON GLI ALTRI PAESI**
“I bisogni delle transizioni verde e digitale sono stimati in almeno 500 miliardi di euro l’anno, a cui va aggiunta la difesa e gli investimenti produttivi – spiega Draghi – Il divario dell’Ue rispetto ai principali concorrenti, e in particolare agli Stati Uniti, si sta allargando, soprattutto dopo il 2010”. “Agli Usa sono serviti due anni per tornare ai livelli precedenti – prosegue Draghi riferendosi alla grande crisi finanziaria del 2008-2009 – mentre all’Ue sono serviti 9 anni e da allora non siamo saliti. C’è un gap di investimenti dell’1,5% del Pil pari a 500 miliardi di euro”.
**UN FONDO DEDICATO AGLI INVESTIMENTI**
Quando guardiamo ai nostri principali concorrenti e agli Stati Uniti in particolare, il divario è ovunque: nella produttività, nella crescita del Pil, nel Pil pro capite”, argomenta Draghi parlando ai ministri delle finanze europei. L’ordine economico globale in cui l’Europa ha prosperato è scosso”, prosegue, citando come cause di questa situazione la dipendenza dall’energia russa, le esportazioni cinesi, la rapidità di intervento richiesta dalla transizione verde e la “velocità impressa dall’Intelligenza Artificiale”.
**LA SCOSSA ALLA PROSPERITÀ DELL’EUROPA**
Per far tornare l’Europa al passo con i competitor, secondo Draghi, non ci si potrà limitare alle risorse pubbliche nazionali, ma servirà “mobilitare il risparmio privato”, indirizzandolo verso “investimenti produttivi”. Per questo si potrà pensare a un fondo dedicato, a un prestito, o a partenariati tra pubblico e privato in cui potrà giocare un ruolo di primo piano la Banca Europea degli Investimenti. “Il denaro pubblico non sarà mai abbastanza” ha sottolineato l’ex premier italiano, sostenendo che sarà necessario pensare a “come mobilitare il risparmio in Europa, così come è stato mobilitato negli Stati Uniti, e a come mobilitarlo per investimenti produttivi”.
Nel suo intervento all’Ecofin informale Draghi ha anche sottolineato il fatto che “l’ordine economico globale in cui l’Europa ha prosperato è scosso“. A motivare questa dinamica, secondo Draghi, il fatto che la prosperità europea faceva affidamento “sull’energia russa, sulle esportazioni cinesi e sulla difesa degli Stati Uniti. Questi tre pilastri sono meno solidi di prima”. A questo si aggiunge “la velocità di cambiamento impressa dall’intelligenza artificiale” e il fatto che “la velocità nell’intraprendere la transizione verde sta imponendo un senso di urgenza nel cambiare le nostre catene di approvvigionamento“. Se si vogliono finanziare i costi della doppia transizione e della difesa, ha concluso Draghi, serviranno “azioni coraggiose”.