Mister Z: dal sogno alla realtà
Si chiama Marco Zedda, ma probabilmente lo conoscete molto meglio come Mister Z. È un creator, è un artista degli effetti visivi, è un creativo. Ma soprattutto è una persona che ha continuato a inseguire la propria passione, anche quando la vita lo portava in altre direzioni. Fino a raggiungere oggi un successo strabiliante, con migliaia e migliaia (se non milioni) di follower sui propri canali social. Lo abbiamo incontrato qualche giorno fa, per farci raccontare com’è stato questo viaggio incredibile.
“C’era stata una piccola parentesi nel lontano 2005-2006“, racconta. “Era appena uscito Youtube e io avevo caricato dei contenuti piuttosto semplici. All’epoca avevo un telefono che registrava in una qualità non proprio eccezionale… Però già qualche contenuto aveva riscosso un buon successo, ma poi ho abbandonato tutto, perché non conoscevo la potenzialità di queste piattaforme ancora“.
Passano gli anni, ci sono gli studi presso un istituto alberghiero e poi i primi lavori, come elettricista prima e poi come professore proprio nella sua vecchia scuola. Ma rimane sempre la passione per la creatività e la realizzazione di contenuti: “Mi piaceva fotografare e fare Video alla natura. In Sardegna dopotutto abbiamo alcuni dei panorami più belli al mondo. Ma non ci ho mai fatto nulla di concreto“.
Questa passione lo spinge a dotarsi di una strumentazione più evoluta, una fotocamera semiprofessionale, un computer adatto a editare i file sempre più complessi, e a tornare a pubblicare con il nome d’arte Mister Z (all’epoca MRZCreations). “Questi primi contenuti, di test se vogliamo, non avevano successo. Era il 2019 ormai conoscevo le potenzialità di YouTube e ci stavo un po’ credendo, però i risultati erano un po’ scadenti“. Finché, come nelle migliori Storie, è arrivata la svolta.
“Prof., lei dovrebbe pubblicare su TikTok"
Era una pausa dalle lezioni e chiacchierando con gli studenti del primo anno decise di far vedere loro qualcuno dei suoi video. I ragazzi rimangono affascinati e gli danno un consiglio che cambia tutta la traiettoria della sua carriera: “Prof., lei dovrebbe pubblicare su TikTok“.
Eravamo ancora prima del COVID, questo Social Network non era ancora diventato mainstream come lo è oggi. Era anzi ancora fresco il cambio di nome dai tempi di Musical.ly, le regole del gioco erano ancora tutte da scrivere. E così Mister Z ha iniziato a studiare.
“Ero incuriosito da questo formato verticale, mai visto. Io personalmente non sono un grande fan, preferivo quello orizzontale che mi offriva YouTube. Però ho preso, ritagliato i miei contenuti che già avevo, li ho riadattati in verticale e ho pubblicato. Nel giro di una settimana avevo già 30.000 follower. Ho detto: ‘OK, qua c’è del potenziale’“.
Ma a questo punto arriva il momento dell’impegno, dello studio: “La notte, per un anno… Di giorno lavoravo come professore, di notte lavoravo per imparare…“. E giorno dopo giorno i risultati arrivano, tanto che gli studenti iniziano ad avere dei dubbi, scherzando sul fatto che il loro professore si stesse comprando i follower. Ma ovviamente “non faceva parte della strategia, era tutto organico“.
Questo primo periodo di studio di TikTok riguardava solamente i contenuti riadattati da YouTube. Poi è arrivato il momento di provare con video originali, studiati proprio per la piattaforma: “In un giorno sono cresciuto di 500.000 follower, il video ha fatto 65 milioni di visualizzazioni, uno dei più visti in assoluto all’epoca“. È stata la spinta definitiva verso l’alto.
Il progetto Mister Z quindi ha iniziato a camminare sulle sue gambe
“Quello è stato significativo, perché mi sono detto che se posso ottenere questi numeri, chissà cosa può succedere. Quindi ho insistito. Ci sono stati altri piccoli buzz e a quel punto sono arrivato a ricevere anche proposte di aziende interessate ai miei contenuti. Ho visto il potenziale, finalmente“.
Era il periodo della pandemia, quello che ha visto l’ascesa di TikTok nel panorama dei social e che ha accompagnato parallelamente l’ascesa di Mister Z. Che a quel punto ha scelto di diversificare: “Ho iniziato a caricare anche su Instagram, che inizialmente non usavo. Piano piano anche lì ho iniziato a crescere. E poi sono arrivate delle proposte molto serie“.
Nei primi momenti infatti le collaborazioni con le aziende (come spesso capita) si sviluppavano soprattutto tramite cambio merce, chiedendo di inserire prodotti nei video. A quel punto però le offerte erano diventate molto più concrete, dando la possibilità a Marco Zedda di fare il grande passo, lasciando l’insegnamento e diventando ufficialmente Mister Z.
Un cambio di nome sui social piccolo, ma significativo: “Mi sono reso conto che le persone facevano un po’ di confusione. Leggevano ‘MRZ’ e mi chiamavano ‘emmeerrez’, non ‘Mister Z’. E naturalmente deriva dall’iniziale del mio cognome, Zedda“.
Mister Z e gli altri, dai colleghi creator alle partnership da sogno
Questo percorso ha naturalmente aperto tantissime porte e basta scorrere il profilo di questo creator per vedere un numero incredibile di collaborazioni, sia con altri creativi che con aziende di ogni tipo. E ciascuna è stata speciale, ci ha raccontato, ma quella con PlayStation occupa un posto speciale nel suo cuore:
“Io sono un loro consumatore, da quando sono nato fino a oggi ho sempre usato PlayStation, tutte le console. E quindi quando mi hanno contattato è stato incredibile. Tra l’altro era anche la campagna per uno dei miei giochi preferiti [Horizon Forbidden West, come potete vedere qui sopra, ndr] quindi io ero perfettamente padrone del materiale“.
E naturalmente non sono mancate anche occasioni di collaborare con creator di ogni tipo. Fra questi spicca naturalmente quella molto lunga con Khaby Lame, uno dei volti più noti in assoluto di TikTok: “Ho visto tutto il processo di popolarità di Khaby, che è attualmente il ragazzo più seguito su TikTok sulla faccia della Terra“.
Tramite proprio questo contatto, è riuscito ad arrivare anche ad altri autori sempre dell’ambito degli effetti visivi: “Quella che mi ha dato più grande soddisfazione è quella con Zach King. È considerato il pioniere dei visual effects“.
E poi ci sono progetti speciali per l’impegno che è servito per realizzarli e il risultato portato a casa: “Per Adidas, il lancio della maglia della Nazionale, ho fatto un tour de force in un giorno. Ho preso l’aereo delle 3 del mattino per andare a Roma e girare 10 minuti lì. Poi ho preso il treno e sono andato a Firenze, Pisa, Bologna, Napoli, Milano… Tutto in un giorno. Perché bisognava consegnare tutto in tre giorni“.
In chiusura della nostra chiacchierata, abbiamo lasciato spazio a qualche riflessione sul se e sul come potrebbero ancora cambiare i social network, che negli anni dalla pandemia in poi sembrano aver trovato un equilibrio. Che però forse è solamente apparente e le trasformazioni potrebbero ancora avvenire.
“Io per esempio davo in crisi Instagram fino a un anno e mezzo fa, perché TikTok gli ha dato un colpo molto importante” ci ha raccontato Mister Z. “Ho notato però una controtendenza di recente, perché Meta ha fatto un ottimo lavoro di ottimizzazione di Instagram, mentre TikTok è rimasto più fermo“. Una trasformazione che ha visto sia come utente attivo che come spettatore: “Ora passo più tempo su Instagram, però i primi due anni non guardavo quasi nulla“.
Naturalmente, uno dei grandi cambiamenti all’orizzonte è l’Intelligenza Artificiale, sempre più discussa: “Personalmente mi ha permesso di accelerare alcuni processi di lavoro, quindi la trovo utile. Ma di sicuro non soppianterà l’essere umano. O perlomeno non chi è creativo e ha le idee e può usare l’AI a suo vantaggio“.
Un giudizio quindi sfaccettato, come quello sulle opportunità offerte dai social network: “Le piattaforme ci permettono di vedere cose che non potevamo vedere fino a dieci anni fa, c’è tanta divulgazione. La possibilità di arrivare ovunque è incredibile“.
E infine, abbiamo parlato del futuro di Mister Z stesso. “Non mi sento arrivato, perché comunque sono professionista di natura e quindi cerco sempre di alzare il livello” ci ha spiegato “Mi fa piacere che le persone mi seguano per quello che faccio. E nel futuro, si vedrà“.