IL MIGLIORAMENTO DELL’ASSETTO LOGISTICO ITALIANO
Il miglioramento dell’assetto logistico italiano è “uno strumento essenziale di competitività per gli operatori economici e di straordinaria importanza nel determinare la qualità della vita dei cittadini”, in questo senso “più i network e i nodi infrastrutturali sono moderni, sicuri, integrati, più i servizi di trasporto e logistica sono efficienti permettendo al viaggio di merci e passeggeri di essere fluido, rapido, economico e sostenibile”. In quest’ottica, il digitale è destinato a ricoprire un ruolo primario.
Lo sostiene Confindustria, che ha presentato ieri, in occasione del convegno “Industria, Trasporti, Logistica e Infrastrutture: insieme per la competitività del Paese“, un paper elaborato insieme al Sistema associativo per individuare nuove linee strategiche di politiche industriali in questo scenario.
Quali sono le aree di intervento
Per quanto riguarda le specifiche aree di intervento, il primo step riguarda la gestione dei valichi alpini (dai quali transita il 60% degli scambi commerciali italiani). Secondo Confindustria, “manca una visione nazionale, un ruolo più pregnante dell’Ue e un’analisi dello scenario di sviluppo del traffico dei valichi”. Il secondo ambito di intervento è l’intermodalità, ambito in cui le “inefficienze infrastrutturali e di servizio determinano uno sfavorevole rapporto qualità/prezzo dell’offerta. Svolgono un utile contrappeso il Ferrobonus e il Marebonus (Sea modal shift) che, però, devono ricevere una maggiore dotazione finanziaria”. Il terzo pillar dovrebbe incentrarsi sulle infrastrutture logistiche, come per esempio gli interporti; inoltre, per il trasporto marittimo “occorre una rinnovata strategia industriale che miri soprattutto alla semplificazione dei processi burocratici tramite la digitalizzazione, all’investimento mirato di nuove risorse, a garantire l’indipendenza della catena di approvvigionamento nazionale. Nel settore del trasporto aereo delle merci, la strategia nazionale dovrebbe puntare a garantire livelli competitivi con i principali aeroporti europei, tramite semplificazione delle procedure doganali, digitalizzazione dei sistemi logistici aeroportuali e l’efficace integrazione degli aeroporti con le altre reti di trasporto (sviluppo di cargo city aeroportuali).
Le proposte di Confindustria per digitalizzare il comparto
Digitalizzare il settore dei trasporti significa oggi stimolare l’uso di applicazioni basate su tecnologie di nuova generazione come, per esempio, i Big Data, la Blockchain, le soluzioni di Cybersecurity e l’AI. Che devono essere supportate anche anche da politiche pubbliche volte a favorire l’automazione dei magazzini logistici e dei centri distributivi e la digitalizzazione delle imprese di trasporto e di tutta la filiera logistica; per la circolazione delle merci, gli obiettivi devono coniugare efficienza, Sicurezza e continuità produttiva e logística.
Serve inoltre un ammodernamento del calendario nazionale dei divieti, la sua armonizzazione a livello Ue, la revisione della normativa relativa ai trasporti eccezionali e, per quanto riguarda le merci pericolose, una definizione più chiara della cd. sosta “tecnica”.
Secondo il documento elaborato da Confindustria un altro ambito su cui intervenire è il rinnovo del parco circolante in un’ottica “green”, con una riforma del Fondo Investimenti Autotrasporti, con una congrua dotazione finanziaria per il periodo 2023-2026. Per quanto riguarda poi i vettori energetici, l’infrastruttura logistica è chiamata a garantire alti livelli di flessibilità e di adattabilità per assicurare la continuità dell’approvvigionamento, anche dei combustibili più innovativi. A tale scopo, “devono essere semplificate e accelerate le procedure autorizzative”.
In merito al fabbisogno energetico degli immobili logistici e la loro localizzazione, il paper esorta a puntare sulla capacità di autoproduzione e autoconsumo di energia da parte delle aziende della logistica, sostenendo i loro investimenti per l’acquisto di sistemi di accumulo e per la messa in Opera di colonnine di ricarica per i mezzi elettrici.
Inoltre, riveste particolare importanza la questione del capitale umano: la sua formazione e il suo reperimento costituiscono un ostacolo allo sviluppo del settore logistico. Per superarlo, bisognerebbe integrare i percorsi formativi degli istituti tecnici con indirizzi specifici, rivedere i programmi formativi d’intesa con le aziende del settore e spingere sull’impiego della forza lavoro immigrata. Infine, è necessaria un’attenta revisione del ruolo dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti, soprattutto per quanto riguarda il suo ambito di competenza ed il suo finanziamento che coinvolge eccessivamente le imprese del settore logistico e trasportistico.
Bonomi: Serve un Industrial Act europeo
D’altra parte, come riporta il Sole24Ore, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, a margine del convegno dedicato a infrastrutture e logistica, è stato netto: o l’Europa “decide di giocare un ruolo importante sulla scena globale o arretreremo sempre di più. L’Europa è diventata un campione di regolamentazione e non si distingue più per dinamismo economico”.
Per recuperare forza economica e la sua competitività, l’Unione, secondo Bonomi, dovrebbe puntare sull’industria. “Oltre al piano per la competitività serve un Industrial Act. Senza industria non c’è l’Europa, non c’è quella generazione di ricchezza necessaria per sostenere il nostro sistema di welfare, che tutti ci invidiano, ma che non è più sostenibile, lo dicono i numeri. Occorrono interventi per stimolare gli investimenti e agganciare le transizioni, che sono ineludibili, ma che necessitano di tanti investimenti e vanno realizzate nei tempi e con le modalità giuste di accompagnamento”, soprattutto nell’ottica di riuscire a rispondere allo slancio di Stati Uniti e Cina: “Gli Usa con l’Ira hanno avviato il più grande progetto di industrializzazione di sempre, la Cina ha lanciato la sfida sulle tecnologie”.
In questo senso la logistica e le infrastrutture sono, ha sottolineato Bonomi, “un fattore strutturale di competitività. La crisi del Mar Rosso lo sta a dimostrare, specie per noi che siamo un paese trasformatore e che ha nell’export, vista la domanda interna debole, la forte spinta alla crescita”. Una visione internazionale che ha caratterizzato la recente attività di Confindustria: “Ho passato più tempo in missioni all’estero che in Italia, abbiamo aperto sedi a Washington, Singapore, Kiev e entro aprile si dovrebbe aprire il Brasile”, ha precisato Bonomi. “Negli ultimi 24 mesi sono stato a Stoccolma, Berlino, Madrid, Parigi, Bruxelles: c’è la necessità di raccordarsi”.