IL 2023 PER IL SETTORE TECH ITALIANO: UN ANNO IN CHIARO SCURO
Il 2023 per il settore tech italiano è stato un anno caratterizzato da luci ed ombre. Se da un lato l’esercizio è destinato a chiudersi con una flessione del numero delle operazioni di investimento e M&A realizzate nel tech, d’altra parte si rileva la crescita dell’interesse degli investitori nel settore: nonostante la contrazione dei volumi delle operazioni complessivamente realizzate in tutti i settori in Italia (-8,3%), i volumi riconducibili al tech sono in deciso aumento (+31,8%), incremento che ha portato l’incidenza del settore sul totale dei volumi delle operazioni dal 14,6% al 21%, e che trova conferma anche nell’aumento dell’incidenza del comparto italiano rispetto ai deal europei, sia in termini di numero di operazioni che di volumi.
A rilevarlo è Klecha & Co. (investment bank paneuropea indipendente specializzata nei settori tech), che ha dedicato il suo nuovo insight report al bilancio e alle prospettive dell’attività di investimento in questo scenario.
RIFLETTORI SUL MERCATO ITALIANO
Nei primi nove mesi dell’anno il numero di transazioni nel tech è diminuito del 19% (356 contro 443), trend che è proseguito anche nell’ultimo trimestre: alla data della presente analisi, il numero totale delle transazioni è pari a 456, in calo del 20% rispetto alle 568 operazioni del 2022.
La flessione del numero di operazioni è prevalentemente riconducibile alla minore attività Corporate (-28%) e Venture Capital (-19%) che hanno rispettivamente realizzato 127 deal (vs 155 nel 2022) e 261 deal (vs 335 nel 2022), mentre il private equity ha registrato una flessione del 13% realizzando 68 deal (vs 78 nel 2022).
Tale trend non riguarda solo l’Italia, ma è diffuso in tutta Europa, dove il maggior costo della leva finanziaria connesso alla politica di aumento dei tassi di interesse messo in atto dalla Banca Centrale Europea ha portato gli investitori a rinunciare, almeno per il momento, ad alcune operazioni. In Europa si sono, infatti, registrate 7.918 operazioni tech, in calo del 31% rispetto al 2022, anno in cui ne erano state realizzate 11.544.
Tuttavia, a fronte del generalizzato rallentamento degli investimenti e delle operazioni di M&A, il settore tech italiano ha registrato una crescita della propria incidenza sul totale delle operazioni europee. In particolare, l’incidenza del tech italiano sul totale del numero degli investimenti europei è passata dal 4,9% al 5,8% e, nel dettaglio dal 4,7% al 5,2% nel Venture Capital, dal 6,1% al 6,7% sul totale del Corporate M&A e dal 4,3% al 5,4% nel Private Equity. Anche in termini di volumi l’incidenza del tech italiano sul totale delle transazioni europee risulta in crescita passando dal 6,1% al 10,1%.
Nel dettaglio, mentre in Europa i volumi hanno raggiunto i 252,4 miliardi di euro (vs 321 miliardi nel 2022), in Italia si sono attestati a 25,6 miliardi di euro (vs 19,4 miliardi nel 2022), valore trainato dall’operazione Telecom Italia/Kkr che da sola genera il 22,7% dell’attività di M&A tech italiana e che ha determinato il forte aumento dell’incidenza del tech sul totale degli investimenti di private equity, passato dall’1,9% al 24,6%.
La resilienza del comparto tecnologico tricolore
Guardando ancora nel dettaglio all’Italia, il settore tecnologico ha dimostrato una forte resilienza: nonostante la contrazione dei volumi delle operazioni complessivamente realizzate in tutti i settori in Italia (-8,3%), i volumi riconducibili al tech sono in deciso aumento (+31,8%), crescita che ne ha portato l’incidenza sul totale dei volumi delle operazioni dal 14,6% al 21%.
Sempre con riferimento ai volumi, Klecha ricorda che le prime cinque operazioni tech italiane nel 2023 sono state: la già citata acquisizione degli asset di rete fissa di Telecom italia da parte di Kkr (deal value di circa 22 miliardi di euro), l’acquisizione dell’11.25% di Seco da parte del family office 7-Industries (613 milioni di euro), l’acquisizione del 10% di Technoprobe da parte di Teradyne (487 milioni), l’acquisizione del business italiano di Atos (ora Lutech Advanced Solutions S.p.A.) da parte di Lutech (467 milioni), l’acquisizione di Athonet da parte di Hewlett Packard Enterprise (455 milioni).
L’outlook per il 2024
A metà del 2023, la liquidità globale del private equity era pari alla cifra record di 2,49 trilioni di dollari, con un aumento di oltre l’11% rispetto alla fine del 2022. Nel 2023, il valore delle transazioni sostenute dal private equity è diminuito ulteriormente rispetto al numero delle transazioni, a dimostrazione del fatto che i gestori di fondi hanno puntato su transazioni più piccole a causa del costo più elevato della leva finanziaria.
Il livello record di fundraising europeo registrato nel 2022, pari a oltre 170 miliardi di euro, unitamente alla minore dimensione media degli investimenti successivamente realizzati, suggerisce che la liquidità residua disponibile è oggi ancora particolarmente elevata. Tale capitale si somma peraltro ai capitali raccolti nel 2023 (33 miliardi nel primo semestre).
Guardando all’Italia, nel 2023 sono ad oggi stati investiti solo 3,2 miliardi, valore che si confronta con i 10,9 miliardi investiti nel corso del primo semestre del 2022.
Le recenti indicazioni di politica monetaria vanno nella direzione di una possibile stabilizzazione del costo del debito europeo nel 2024: considerando tale scenario, la liquidità in eccesso tra gli investitori e l’aumento del loro interesse per il tech, ma anche la contenuta attività sul fronte corporate tech nel 2023, Klecha & Co. ritiene che il 2024 sarà un anno di forte crescita per le operazioni nel settore.
“Il 2024 sarà l’anno in cui emergeranno nuovi vincitori e vinti nel tech: vincerà chi giocherà in attacco, con il coraggio e la visione necessari a cogliere le opportunità connesse a una fase come quella attuale. Perderà chi resterà alla finestra, senza gettare le basi della propria strategia di sviluppo futuro”, conclude Stephane Klecha.
Il Venture Capital in Italia
In Italia il Venture Capital, intanto, si stabilizza: gli investimenti nel 2023 hanno superato per il terzo anno consecutivo il miliardo di euro, arrivando a 1.048 milioni di euro (-49,6% rispetto ai 2.080 milioni di euro del 2022), con 263 deal rispetto ai 326 dell’anno precedente.
Il quadro è tracciato dall’EY Venture Capital Barometer che analizza l’andamento degli investimenti di venture capital nelle Startup e scaleup italiane, secondo cui la diminuzione degli investimenti si allinea con le tendenze osservate a livello europeo e mondiale per il capitale di ventura, che registra un’ampia incertezza e volatilità in tutte le geografie del globo.
I primi cinque settori per valore degli investimenti
Dal punto di vista settoriale, il grafico evidenzia i primi cinque settori verticali che insieme costituiscono circa il 71% degli investimenti totali nell’anno 2023. In testa alla classifica spicca il Software & Digital Services, che ha registrato 26 transazioni per un totale di 226 milioni di euro, in forte crescita rispetto all’anno precedente e principalmente attribuibili agli investimenti in Bending Spoons e Alps Blockchain. Il secondo posto è occupato dal Technology & IoT, trainato dall’operazione di D-Orbit con un investimento di 100 milioni di euro, mentre Health & Life Science si posiziona al terzo posto. Chiudono al quarto e quinto posto, Energy&Recycling e il Fintech.
Il bilancio dei primi cinque round del 2023
Le cinque operazioni che nel corso del 2023 hanno raccolto i finanziamenti più consistenti sono quelle che hanno interessato: Bending Spoons (che nel 2023 ha chiuso un round da circa 100 milioni di euro); D-Orbit (che ha raccolto circa 100 milioni di euro); Aavantgarde Bio (che ha totalizzato complessivamente 61 milioni di euro in un round); Energy Dome (con un investimento di 55 milioni di euro) e Fabrick (finanziata per 40 milioni di euro).
Investimenti pro-capite in Europa
Nell’ambito europeo, il Regno Unito si distingue come la nazione con il più elevato livello di investimenti pro-capite, pari a 227 euro. Segue la Francia con € 108 e la Germania con € 75. L’ultimo posto è occupato da Spagna e Italia, con € 28 e € 17 rispettivamente. Rispetto all’anno precedente, si nota una tendenza generale alla riduzione degli investimenti pro-capite in tutte le nazioni. In questa particolare classifica, Spagna e Italia emergono con un decremento rispettivamente del -54% e -50%.
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