domenica, Dicembre 22, 2024

I colorist di Hollywood e il marketing dei TV: l’importanza dell’HDR, non solo la luminosità

I COLORIST DI HOLLYWOOD: IL MARKETING DEI TV SBAGLIA, CON L’HDR L’IMPORTANTE NON È LA LUMINOSITÀ

In occasione della presentazione dei nuovi TV OLED top di gamma e della nuova partnership con Amazon, Panasonic ci ha dato l’opportunità di visitare Company 3, azienda di Los Angeles fondata nel 1997 dal colorist Stefan Sonnenfeld, e oggi responsabile del grading e di servizi di post-produzione dell’80% delle produzioni di Hollywood e di oltre il 50% delle campagne pubblicitarie. Il look dell’ultima serie che avete visto su Netflix o Prime Video, con buona probabilità, è stato creato da uno dei colorist di Company 3. Panasonic collabora ormai da diversi anni con l’azienda di Sonnenfeld, che da un lato ha contribuito allo sviluppo dei processori video HCX di Panasonic, soprattutto per quanto riguarda il tuning e la calibrazione, mentre dall’altro utilizza i TV OLED Panasonic come riferimento in affiancamento ai monitor professionali, allo scopo di verificare come i contenuti si vedranno sui televisori consumer.

La visita è stata l’occasione per passare un po’ di tempo proprio in compagnia di alcuni colorist e del CTO di Company 3 Mike Chiado, con cui abbiamo parlato di HDR, di TV, oltre che per cogliere l’opportunità di vedere di persona quanto è cambiato negli ultimi anni il lavoro del colorist.

NON SOLO GRADING: ORMAI IL COLORIST APPLICA RITOCCHI GRAFICI E PICCOLI EFFETTI SPECIALI

Il color grading è l’ultimo passaggio della post-produzione, il momento in cui si dà il look finale al montato di un contenuto video, sia esso uno spot, un trailer, un episodio di una serie, o un film. Raccogliendo le intenzioni del direttore della fotografia e del regista, il colorist si occupa di dare il tocco finale all’immagine, regolando in modo certosino colori, sfumature, contrasto sulle varie aree del fotogramma, in modo da focalizzare l’attenzione su uno o l’altro dettaglio e suscitare le emozioni che gli autori vogliono esprimere. Con i Software di oggi, il “potere” nelle mani del colorist è straordinario e il confine tra fotografia tradizionalmente intesa e color grading ormai è talmente labile che è difficile dire dove finisce la prima e soprattutto dove inizia il secondo: non è esagerato dire che oggigiorno il colorist ha ben più controllo sulla fotografia di un contenuto dello stesso direttore della fotografia, anche se, come ci ha tenuto a sottolineare Cody Baker, uno dei colorist che abbiamo incontrato, una buona fotografia in fase di ripresa è la condizione essenziale per tutta la lavorazione a valle.

COME I TV OLED PANASONIC SONO DIVENTATI UN RIFERIMENTO PER IL COLORIST

Grazie alla collaborazione avviata da Panasonic nel 2014 con Sonnenfeld e Company 3, i TV Panasonic sono diventati non solo un riferimento per gli appassionati di home Cinema ma anche per gli addetti ai lavori. Panasonic, che dall’apertura del Panasonic Hollywood Laboratory ormai nel lontano 2001 ha una presenza fissa nel cuore dell’industria del cinema americano, ha sfruttato l’occhio di Sonnenfeld per il tuning del suo processore video e la calibrazione di fabbrica della sua gamma TV, OLED in particolare. Dal canto suo Sonnenfeld ha fatto installare i TV OLED top di gamma di Panasonic negli studi in cui viene effettuato il grading dei progetti di Hollywood su cui lavora Company 3.

QUASI LA TOTALITÀ DEI GRADING HDR È A 1000 NIT. ECCO PERCHÉ

Durante la nostra visita abbiamo avuto modo di parlare a lungo di HDR con i vari colorist e la cosa sorprendente è che tutti hanno voluto sottolineare come nonostante il marketing dei produttori di TV si concentri molto sulla luminosità di picco, i benefici dei formati HDR non hanno nulla a che fare con Immagini più brillanti. “Il formato HDR ci dà finalmente più libertà e margine di manovra sulle aree più scure dell’immagine” ci ha confidato Mike Chiado, “l’ HDR riguarda le ombre e tutte le sfumature con cui ora possiamo giocare grazie ai bit in più a disposizione. Non capisco perché ci sia tanto interesse per la luminosità che può riguardare al più effetti speciali”.

Sia Baker che Ferstl, nel corso delle nostre chiacchierate, hanno sottolineato come spingere troppo in alto le alte luci porti a distrarre lo spettatore da ciò che conta nel fotogramma e ci hanno mostrato in studio come salire oltre i 1000 nit possa essere controproducente per la resa complessiva dell’immagine, rendendo impossibile cogliere tutta una serie di sfumature a causa dell’adattamento a cui va incontro il nostro occhio.

“Non vogliamo che gli spettatori rimangano abbagliati o infastiditi. Raramente ci sono inquadrature in cui ha senso spingere dei dettagli fino a 1000 nit, se non in un film di fantascienza per effetti speciali come i laser” ci ha raccontato Cody Baker. La visita presso Company 3 ha fornito uno sguardo approfondito al mondo del color grading e ha rivelato l’importanza di non focalizzarsi esclusivamente sulla luminosità quando si tratta del miglioramento dell’esperienza visiva.

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