venerdì, Dicembre 20, 2024

“How to Have Sex” di Molly Manning Walker: il ritratto di una generazione alla ricerca della propria identità

**NUOVA OFFERTA DI MUBI: PELLIcole DI QUALITA’ IN PRIMA VISIONE**

Nelle ultime settimane, la nota piattaforma di film d’essai MUBI sta sorprendendo i suoi abbonati con una selezione di pellicole di alta qualità, appena uscite nelle sale cinematografiche. Tra le ultime proposte è possibile trovare film come “Anatomia di una caduta”, vincitore della Palma d’Oro al 76° Festival di Cannes, e “Los Colonos”, candidato cileno agli Oscar del 2024.

**HOW TO HAVE SEX: IL DEBUTTO DI MOLLY MANNING WALKER**

Uno dei titoli che ha attirato l’attenzione degli appassionati di Cinema è “How to have sex”, il primo lungometraggio della giovane regista londinese Molly Manning Walker, già apprezzata per i suoi cortometraggi. Il film segue tre giovani ragazzi inglesi, Em, Skye e Tara, in una vacanza estiva a Malia, un villaggio greco. L’obiettivo dichiarato è trascorrere la “più bella vacanza della vita”, caratterizzata da sesso, alcol, cibo spazzatura e nessuna regola.

**IL SEGRETO DI TARA E I DUBBI CHE INSORGONO**

Tara, una delle tre ragazze, nasconde però un segreto: è l’unica del gruppo che non ha mai avuto rapporti sessuali e decide di affrontare questa esperienza durante la vacanza. Mentre i protagonisti si concedono a una vita dissoluta e irresponsabile, la macchina da presa si sofferma anche sulle emozioni resempre di Tara, che si sente isolata e incapace di comunicare con gli altri. Il film culmina in un momento drammatico quando Tara non fa ritorno all’appartamento, sollevando il dubbio di un’esperienza sessuale non consensuale o addirittura violenta.

**LE CRITICHE AL FILM E UN CONFRONTO CON “MYSTERIOUS SKIN”**

“How to have sex” cerca di mostrare la fragilità di una generazione focalizzata sul divertimento superficiale e priva di responsabilità adulta. Tuttavia, alcune critiche mettono in discussione l’eccessiva enfasi sulle dinamiche tossiche, a discapito dello sviluppo del personaggio di Tara e della sua rivelazione. Anche il cast non sembra distinguersi per particolare talento, dando un’idea di omogeneità tra i personaggi.

Infine, viene sollevato un paragone con “Mysterious skin”, un film più maturo del 2004 che tratta l’abuso sessuale con maggiore profondità e coraggio. Si pone quindi la questione se sia necessario utilizzare un linguaggio volgare e una rappresentazione eccessivamente cruda della realtà per parlare alle nuove generazioni.

In conclusione, “How to have sex” offre uno sguardo critico e provocatorio sulla gioventù contemporanea, ma solleva dubbi sulla sua efficacia nell’affrontare tematiche complesse in modo equilibrato e sensibile. Resta aperta la discussione su come il cinema possa rappresentare e dialogare con le problematiche della società moderna.

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