**CRISI ALL’INTERNO DI Google**
La decisione di Google di licenziare 28 dipendenti in seguito ai sit-in di protesta contro il contratto cloud con il governo di Israele ha scosso l’azienda. Questi licenziamenti si aggiungono ad altre azioni disciplinari prese in passato, portando ad un clima di tensione all’interno dell’azienda.
**SOSPENSIONE E ARRESTI DEI DIPENDENTI**
Prima dei licenziamenti, Google aveva sospeso 9 dipendenti coinvolti nelle proteste, i quali sono stati successivamente arrestati martedì a New York e in California. Questa serie di azioni punitive ha evidenziato la fermezza dell’azienda nel voler reprimere qualsiasi forma di protesta o dissenso interno.
**LA POSIZIONE UFFICIALE DI GOOGLE**
Chris Rackow, responsabile della Sicurezza globale di Google, ha inviato una nota a tutti i dipendenti sottolineando che comportamenti come quelli osservati durante i sit-in non sono tollerati e che saranno presi provvedimenti severi nei confronti di chiunque violi le regole aziendali. La società ha chiarito di non avere alcuna intenzione di permettere atti che possano danneggiare l’immagine e il funzionamento della stessa.
**PROTESTE E ACCUSE DI RITORSIONE**
Il gruppo “No Tech for Apartheid”, promotore delle proteste contro il contratto con Israele, ha accusato Google di effettuare licenziamenti come forma di ritorsione nei confronti dei dipendenti che esercitano il proprio diritto di protesta. Queste accuse hanno sollevato polemiche sulla gestione delle proteste da parte dell’azienda e sulla libertà di espressione all’interno del luogo di lavoro.
**IL CONTRATTO CONTROVERSO**
Il progetto Nimbus, oggetto delle proteste, ha destato preoccupazioni fin dall’annuncio nel 2021. L’accordo tra Google e Amazon per fornire servizi cloud al governo israeliano, compresi strumenti di Intelligenza Artificiale e machine learning, ha suscitato critiche da parte di diversi gruppi che contestano l’utilizzo di tecnologie Google e Amazon in contesti controversi come l’espansione delle colonie israeliane in territorio palestinese.
**PROTESTE E SCONTRO DI IDEE**
Le proteste contro il contratto con Israele hanno evidenziato una frattura all’interno di Google tra chi supporta l’accordo e chi si oppone, mettendo in luce questioni etiche e morali legate all’utilizzo delle tecnologie in contesti politicamente delicati. Il confronto tra le diverse posizioni all’interno dell’azienda ha portato a una serie di azioni disciplinari che hanno alimentato il dibattito.
**CONCLUSIONI E PROSPETTIVE**
La decisione di Google di licenziare i dipendenti coinvolti nelle proteste contro il contratto con Israele solleva interrogativi sull’equilibrio tra libertà di espressione e regole aziendali. Il caso del progetto Nimbus mette in evidenza le sfide etiche che le grandi società tech devono affrontare nel gestire i propri rapporti con governi e istituzioni, ponendo interrogativi sul ruolo e la responsabilità sociale di queste aziende nel contesto globale sempre più interconnesso.