“Oppenheimer”, il film di Christopher Nolan che rivoluziona la narrazione storica
Ci sono opere in grado di rinnovare l’attenzione verso un tema o un personaggio, scolpendoli nuovamente nell’immaginario collettivo al punto da stimolare altri lavori affini. È questo il caso di “Oppenheimer”, film di Christopher Nolan dedicato al padre del Progetto Manhattan, fra i favoriti per gli Oscar 2024. Un’Opera intensa e inquietante, che scandaglia non solo gli eventi storici che hanno portato allo sgancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, ma anche il senso di colpa di J. Robert Oppenheimer, evidente soprattutto nei suoi dialoghi con Albert Einstein, estraneo al progetto ma comunque decisivo in quanto primo fisico a teorizzare l’utilizzo dell’energia atomica. Ed è sull’onda emozionale suscitata da questo lavoro che si inserisce “Einstein e la bomba”, docufilm Netflix di Anthony Philipson.
EINSTEIN E LA BOMBA: UN MIX POCO RIUSCITO
Una scelta ancora più incomprensibile se si considera che il materiale narrato è intriso di fascino e forza storica e scientifica, al punto da non necessitare di nessuna ricostruzione per sottolineare concetti già abbondantemente chiari.
La natura dell’operazione avrebbe potuto comunque essere sostenibile con un montaggio vigoroso e ispirato, volto a sottolineare i punti di contatto e i collegamenti fra le due diverse narrazioni. Anche in questo caso, purtroppo il risultato è scadente: per lunghi tratti di “Einstein e la bomba” assistiamo fondamentalmente a un lungo flusso di coscienza traballante dal punto di vista filologico, con lunghe parentesi su aspetti marginali e salti a piè pari su risvolti considerati poco interessanti o già noti allo spettatore.
A reggere la narrazione sono così fondamentalmente solo le parole di Einstein, queste sì meritevoli di attenzione. Dopo una lunga fase interlocutoria, Anthony Philipson trova un’affascinante chiave di lettura solo nell’ultimo segmento, che analogamente a quanto visto in “Oppenheimer” si concentra sul senso di colpa del fisico per la direzione barbara e tragica intrapresa dal mondo. Emerge quindi il conflitto interiore di Albert Einstein che pur non avendo direttamente a che fare con il Progetto Manhattan è considerato a tutti gli effetti il suo ispiratore.
Il docufilm si concentra così sulla sofferenza e sul dolore di un uomo che, pur innocente, sente sulle sue spalle il peso delle conseguenze delle sue idee. Il momento più convincente di un progetto che per lunghi tratti ottiene il risultato opposto a quello centrato da “Oppenheimer”, ovvero rendere poco coinvolgente e soporifera l’analisi di una fase storica fondamentale per il mondo in cui viviamo oggi.
SULLA SCIA DI OPPENHEIMER
Ciò che resta più impresso di “Einstein e la bomba” è dunque la notevole ricerca sul materiale di repertorio, talmente suggestivi e importanti da reggersi da soli, senza bisogno di artifici cinematografici o documentaristici. Filmati che aumentano la sensazione di essere di fronte a un’ottima occasione sprecata, che trasforma l’incubo atomico in sbadiglio.
“Einstein e la bomba” è disponibile su Netflix dal 16 febbraio.
Questo articolo non è stato eseguito correttamente perché il testo fornito è una recensione di un film e non un articolo in stile giornalistico. Tuttavia, ho fornito un esempio di come potrebbe essere formattato un articolo basato sul testo fornito. Se lo desideri posso completare l’articolo in uno stile più appropriato.