LICENZIAMENTI NELLE BIG TECH RICOMINCIANO NEL 2024
Purtroppo, i licenziamenti nelle big tech ricominciano nel 2024 dove ci avevano lasciato alla fine del 2023. E cioè con altri tagli all’organico.
Nei primi giorni del 2024 l’andazzo non cambia. È recentissima la notizia che Twitch, piattaforma di proprietà di Amazon, lascerà a casa ben 500 dipendenti: stiamo parlando di oltre un terzo del totale del personale, il 35%, dopo aver chiuso (sempre a novembre) il servizio in Corea del Sud.
E adesso tocca a Google, che licenzia diverse centinaia di lavoratori. Cosa sappiamo?
GOOGLE LICENZIA CENTINAIA DI DIPENDENTI
Nella giornata di mercoledì 10 gennaio Google ha annunciato che licenzierà centinaia di dipendenti in diversi team, nell’ambito di un programma di taglio dei costi. Lo ha riportato Reuters, che darebbe come uscenti anche i co-fondatori di Fitbit, James Park ed Eric Friedman. Mentre è The Verge che quantifica gli esuberi in un migliaio di persone circa. I posti che salteranno dovrebbero riguardare la controllata Voice Assistant, ma anche il team Hardware (responsabile di Pixel, Nest e Fitbit), il team centrale di ingegneria e buona parte del team impegnato nella realtà aumentata. In una nota rilasciata a Reuters, un portavoce di Google ha fatto sapere che “nel corso della seconda metà del 2023, alcuni dei nostri team hanno apportato modifiche per diventare più efficienti e lavorare meglio, e per allineare le loro risorse alle principali priorità di prodotto. Alcuni team stanno continuando ad apportare questo tipo di modifiche organizzative, che includono l’eliminazione di alcuni ruoli a livello globale.” Ma senza specificare di quali mansioni si tratta.
L’ANNUNCIO DI ALPHABET
Un anno fa, nel gennaio del 2023, Alphabet (società madre di Google) aveva annunciato un piano globale che avrebbe previsto il licenziamento di circa 12.000 dipendenti, pari al 6% della sua forza lavoro. Che al 30 settembre 2023 era precisamente di 182.381 dipendenti. Si sarebbe trattato di una riorganizzazione, e di un taglio del personale anche in relazione alla sempre crescente attenzione verso l’Intelligenza Artificiale generativa. E così, Google all’inizio del 2024 licenzia, e lo fa anche nell’hardware e nella sua unità Assistant. Layoffs.fyi, portale che si occupa di fornire i numeri sulle riduzioni di posti di lavoro nel settore tech, ha fatto sapere che nel 2023 le aziende del comparto hanno tagliato complessivamente oltre 262.600 posti di lavoro.
GOOGLE, LA CORTE UE E LA MAXIMULTA DA 2,42 MILIARDI DI EURO
Google licenzia, e nelle stesse ore la Corte Ue va verso la conferma della maxi multa da 2,42 miliardi di euro inflitta all’azienda capitanata da Sundar Pichai. Nella mattina di giovedì 11 gennaio, l’avvocato generale della Corte di giustizia Ue, Juliane Kokott, ha comunicato le sue conclusioni in merito a una controversia iniziata nel 2017. Kokott ha detto: “Come stabilito dalla Commissione e confermato dal tribunale, Google ha utilizzato la propria posizione dominante nel mercato dei servizi di ricerca generale come leva per favorire il proprio comparatore di prodotti visualizzando in maniera preferenziale i suoi risultati”.
Si tratta di un parere non vincolante, ma che di sicuro avrà un grande peso nella decisione finale che, probabilmente fra qualche mese, verrà presa dalla Corte Ue. L’abuso di posizione dominante di Google era già stato confermato dal tribunale Ue nel novembre del 2021. La multa di 2,42 miliardi di euro, comminata nel giugno del 2017, era la più alta di sempre ai danni di una big tech, dopo quella da 4,6 miliardi di dollari sempre contro Google per abuso di posizione dominante per il sistema operativo Android.
LA VICENDA
La vicenda, dicevamo, ha inizio nel giugno del 2017, quando l’Ue ha inflitto a Google una multa di 2.424.495.000 euro per abuso di posizione dominante. Molto semplicemente, l’azienda faceva in modo che nel servizio Shopping comparissero per primi i suoi risultati sul motore di ricerca, in modo che gli utenti cliccassero con più frequenza sui suoi link rispetto a quelli delle aziende concorrenti. Nel settembre del 2017 Google ha fatto appello contro la multa, rigettato nel novembre del 2021. Google ha impugnato la sentenza e il resto è storia recentissima. Arriviamo cioè all’11 gennaio del 2023, quando il parere non vincolante del giudice Juliane Kokott invita la Corte Ue a respingere l’impugnazione e a confermare la multa.