FIBERCOP PARTE CON LE RIMODULAZIONI: COME RISCHIA DI CAMBIARE IL MERCATO DELLA BANDA ULTRALARGA
Le voci arrivano direttamente dagli operatori: FiberCop avrebbe inviato lettere ai clienti wholesale, spingendo per una rinegoziazione dei contratti per l’utilizzo della rete di accesso in fibra ottica posata dall’operatore infrastrutturale del gruppo TIM. FiberCop, con il via libera del Governo, diventerà integralmente di proprietà del fondo statunitense KKR, che già ne detiene il 37,5%. Secondo gli operatori coinvolti, FiberCop starebbe rimodulando l’offerta wholesale, eliminando la possibilità di affittare la “fibra spenta” e forzando invece l’acquisto dei servizi attivi, più cari, in cui in sostanza FiberCop non fornisce più agli operatori solo il diritto di passaggio sulla propria rete di accesso in fibra, ma anche il servizio di connettività completo.
AUMENTO DEI COSTI PER GLI OPERATORI
Per gli operatori che vendono servizi di connettività appoggiandosi alla rete di FiberCop, ciò comporterebbe un aumento dei costi, una compressione dei propri margini e una minore capacità di differenziazione della propria offerta. La notizia arriva dopo l’annuncio nelle scorse settimane di FiberCop del ritiro dell’offerta di co-investimento per i clienti wholesale, modello che avrebbe dovuto portare all’ingresso di altri soggetti nell’aumento della copertura.
LE PREOCCUPAZIONI DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA INTERNET PROVIDER
Per l’Associazione Italiana Internet Provider si tratta di un antipasto di quello che potrebbe essere lo scenario di mercato con lo scorporo della rete di TIM e la realizzazione della nuova Netco in cui coinfluirà FiberCop con la nuova proprietà. “Questi passi falsi possono essere segni anticipatori su cui speculare dell’eventuale comportamento della futura TIM divisa: spremere i propri clienti wholesale e comprimere la possibilità di competere a livelli più bassi di rete, dove si può fare diversificazione di qualità” ci ha raccontato Giovanni Zorzoni, presidente di AIIP.
LE PREOCCUPAZIONI DEGLI OPERATORI PIÙ PICCOLI
Gli operatori più piccoli, infatti, non potrebbero competere con un incumbent come TIM, che con il suo numero di abbonati potrebbe accedere a sconti “a volume” non replicabili da nessun altro Internet Provider indipendente, una situazione già verificatasi in passato con le reti in rame e per la quale TIM è stata più volte sanzionata dall’AGCM.
OTTIMISMO DA PARTE DELL’ASSOCIAZIONE
Le cose però questa volta potrebbero andare diversamente secondo Zorzoni: “I nostri operatori non sono per niente impauriti da un difficile e ipotizzabile ambiente competitivo come questo. Il mercato non è più quello di metà degli anni 2000: sarà molto difficile mettere “i piedi sul tavolo” nel contesto attuale, dove c’è una grande competizione, grazie alle vecchie regole europee che hanno ben regolato il mercato negli anni precedenti, vista l’ampiezza dell’offerta e la differenza, rispetto ad allora, di una pluralità di reti di accesso (la famosa “duplicazione”, che è un bene per i consumatori, non uno spreco) presenti sui territori”.
CONCLUSIONE
In conclusione, la rimodulazione dell’offerta da parte di FiberCop sta generando preoccupazioni e polemiche tra gli operatori di connettività in Italia. Mentre gli operatori più piccoli temono un aumento dei costi e una maggiore difficoltà a competere sul mercato, l’Associazione Italiana Internet Provider mantiene un atteggiamento ottimista, sottolineando la robustezza dell’attuale mercato e la capacità dei suoi membri di affrontare le sfide future. Resta da vedere come si evolverà la situazione e se il cambiamento di proprietà di FiberCop porterà a ulteriori cambiamenti nel panorama della banda ultralarga in Italia.